Sentenza della Cassazione: Il crocifisso nelle aule scolastiche non è discriminatorio

9 Settembre 2021 0 Di Antonio Auricchio

La Cassazione ha emesso il suo giudizio circa la compatibilità tra l’ordine di esposizione del crocifisso di una scuola sulla base di una delibera assunta a maggioranza dall’assemblea di classe degli studenti, e la volontà del docente di fare le sue lezioni senza il simbolo religioso appeso alla parete. “L’aula può accogliere la presenza del crocifisso  – si legge nella sentenza 24414/2021 – quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”.  Il professore dissenziente non poteva lamentare una compressione della sua libertà di religione – ha sottolineato la Suprema Corte – dal momento che il Crocifisso resta un simbolo passivo perché non implica alcun atto di adesione, e la libertà di insegnamento di un docente non ne rimane toccata. I Giudici hanno fatto riferimento, altresì, ai principi di uguaglianza dei cittadini, di libertà di religione e di laicità dello Stato, e hanno ripercorso le diverse pronunce in materia di esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, fino alla pronuncia del 2011 della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo, che, accogliendo un ricorso dell’Italia, l’ha ritenuta legittima, ribaltando una sentenza di segno opposto della stessa Corte europea. Hanno, inoltre, ricordato, come l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, non avendo il Parlamento approvato una legge, sia tuttora prevista da un regio decreto del 1924, ma non è più un atto dovuto, non essendo consentito dalla Costituzione imporne la presenza. Il non-obbligo, tuttavia, non si traduce in un divieto di esposizione del crocifisso.

“I giudici della Suprema Corte confermano che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni – commenta mons. Stefano Russo, Segretario generale della Cei, pur riservandosi di leggere la sentenza nella sua integralità – ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria”.

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