Le condizioni carcerarie in Italia

6 Aprile 2022 0 Di Redazione

Voltaire diceva che il grado di civiltà di uno Stato si misura dal grado di civiltà delle sue prigioni.

Com’è la situazione in Italia? I diritti umani sono garantiti nelle carceri italiane?

Quando si parla di carcere si intende un luogo in cui sono reclusi individui (chiamati detenuti) che sono stati privati della libertà a causa di un crimine commesso e di conseguenza gli è stata assegnata una condanna. La maggior parte dei detenuti è rinchiusa in Istituzioni statali, strutture di massima sicurezza. Nonostante ciò molti detenuti riescono a scappare, di solito il metodo classico di fuga è quello di segare le sbarre della propria cella e utilizzare delle lenzuola con le quali ci si cala oltre il muro di cinta, è però frequente anche l’evasione dalle strutture ospedaliere.

La maggior parte dei prigionieri sono soprattutto adulti, poi ci sono gli under 18 i quali vengono rinchiusi in degli istituti minorili o per lo più chiamati “riformatori”, (come ad esempio quello che si trova sull’isola di Nisida) per aver commesso reati come spaccio, furto, violenza sessuale, omicidio e terrorismo.

La “giornata tipo” in qualsiasi carcere inizia fra le 7,30 e le 8,00, momento in cui è distribuita la prima colazione dai portavitto, dalle 9,00 alle 11,00 ci si può recare nelle sale comuni per frequentare le attività scolastiche o lavorative, è inoltre possibile usufruire in questo arco di tempo dei colloqui con i famigliari o con l’avvocato negli spazi a questo adibiti, l’orario di pranzo, coincide con il rientro di tutti i prigionieri che lo consumano nelle rispettive celle.

Infine tutte le attività si concludono alle ore 16,00.Il detenuto ha il diritto di ricevere biancheria, vestiario e corredo per il letto; deve averne cura e provvedere alla pulizia della cella. Inoltre gli è data la possibilità di fare la doccia e di usufruire di un periodico taglio di barba e capelli.

Ovviamente i detenuti quotidianamente sono posti a dei numerosi controlli infatti possiamo ricordare un episodio avvenuto nel carcere di Poggioreale, in cui un detenuto ha ingerito un telefonino che era riuscito a portare illecitamente in cella per sfuggire ai controlli.

L’istituzione carceraria si è vista protagonista, nel susseguirsi degli anni, di una notevole evoluzione riguardo alla sua concezione, sono molte le volte in cui, nella quotidianità, si sentono affermazioni come “spero che marcisca in galera” o “ ha il padre carcerato, non appartiene a una buona famiglia, meglio non frequentarlo”, ho amici che hanno fratelli o padri in prigione e non ho mai pensato di non frequentarli come invece fanno molte persone della mia età, categorizzare dei ragazzi solo per la situazione familiare che hanno alle spalle lo trovo alquanto riduttivo perché questi ragazzi umanamente possono dare molto più di ragazzi che invece non provengono da situazioni familiari difficili.

Mentre per quanto riguarda il detenuto è difficile comprendere se la pena carceraria stia rispondendo più ad un istinto vendicativo piuttosto che auto-difensivo della società. Se è vero che il bene fa ampliare il bene e il male fa aumentare il male, il carcere dovrebbe fare più bene che male.

La verità è che nella stragrande maggioranza dei casi si vive una non vita, in totale assenza costante d’intimità, d’intrattenimento, di cultura, d’affetto.

Purtroppo in alcuni carceri più che recuperare il detenuto lo vogliono eliminare, distruggere, coprirlo vivo di sbarre e cemento anziché migliorare la sua vivibilità incominciando a mettere ad esempio dei fiori nelle sbarre delle loro finestre.

Penso che le condizioni di un detenuto non migliorino usando la pistola elettrica nei suoi confronti, ma si potrebbero migliorare con più pene alternative, con formazione professionale, lavori di pubblica utilità, scuole, libri, telefonate libere a casa, colloqui affettivi, vale a dire tanto affetto sociale e amore familiare.

Spesso nei cuori dei cattivi si nasconde tanto amore e per farli ritornare sulla retta via basterebbe veramente poco, basterebbe amarli.

Sono fortemente convinta che l’unico trattamento che potrebbe davvero cambiare i detenuti è quello che prevede di amarli, perché l’amore è la migliore delle medicine per far guarire i cattivi.

Annalisa Ammirati

VA Liceo Scientifico Montessori