IN MEMORIA DELLA SHOAH

18 Gennaio 2024 Off Di Redazione

“SE DIO ESISTE DOVRÀ CHIEDERMI PERDONO”

Pubblichiamo il lavoro del Prof. Michele Stanzione

Settantanove anni sono trascorsi da quando la 60^ armata delle truppe sovietiche, guidate dal generale Ivan Konev, giunse alle porte di Auschwitz, svelando al mondo il più esecrabile degli orrori.
L’olocausto è un evento storico senza precedenti, la sua unicità è data dall’impegno assoluto che il nazionalsocialismo adopererà nello sterminare la “razza” ebraica, con modalità da rito sacrificale. Calcolare il numero preciso di vittime è pressoché impossibile, non esiste alcuna documentazione nazista che attesti il numero effettivo degli ebrei uccisi dalla follia hitleriana, è stato però possibile utilizzare altri strumenti come censimenti, archivi ed indagini condotte dopo la guerra per arrivare ad una stima di 6 milioni di ebrei assassinati.
La centralità della teoria razziale fu l’elemento che ha differenziato, sostanzialmente, la politica di Hitler da quella di Stalin; i gerarchi nazisti si trovarono faccia a faccia con le ambizioni, i dilemmi e le ambiguità di una dottrina imperiale caratterizzata dai dogmi del razzismo biologico. Bambini, donne ed uomini pagarono la colpa di essere ebrei, o meglio “bolscevisti giudaici”, definiti in questo modo nella pagine del Mein Kampf in cui Hitler identificava negli ebrei i nemici peggiori della Germania. Nessuno scrupolo nel somministrare lo “zyklon B” nelle camere della morte, nel bruciare i cadaveri e nel tentare di distruggere le prove a guerra ormai persa.
Allora, a distanza di anni, quella frase incisa da un internato su un muro di Auschwitz rimane estremamente attuale; nessun perdono, però, potrà mai cancellare la più deplorevole vicenda della storia contemporanea.

Michele Stanzione

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