Il diario segreto di Penelope
30 Aprile 2024Nelle ultime settimane gli studenti della classe prima del liceo scientifico si sono cimentati in un interessante esercizio di orientamento narrativo, metodologia che sfrutta la potenza evocativa del linguaggio al fine di promuovere i processi di empowerment, attraverso i quali le persone acquisiscono un maggior potere e un maggior controllo sulla propria vita e sulle proprie scelte.
L’attività di scrittura creativa proposta comporta lo sforzo di indossare le vesti di Penelope o Odisseo, protagonisti indiscussi dell’Odissea, e adottare il punto di vista di questi personaggi del poema epico, evidenziando, in un racconto in prima persona che tenga conto della conoscenza del modello omerico, i pensieri, le decisioni da prendere, in accordo o in disaccordo con quelle degli eroi omerici, e le aspettative per il futuro. Questo esercizio si rivela utile per acquisire e allenare importanti life skills, cioè competenze orientative di base, come la consapevolezza di sé (e degli altri), la capacità di prendere decisioni e risolvere problemi, il pensiero critico e il pensiero creativo.
Tra tutti gli studenti che si sono cimentati nell’esercizio, risulta particolarmente interessante il lavoro della studentessa Raffaella Schiano che ha immaginato una Penelope che scrive i suoi pensieri più segreti e profondi in un diario che l’eroina aggiorna sulla base degli anni che la separano dal marito Odisseo/Ulisse, partito per la guerra di Troia e distante dalla patria Itaca per vent’anni. La Penelope di Raffaella è una donna estremamente riflessiva, dotata di grande introspezione psicologica: è un’eroina del passato che avverte i pericoli della temperie storica in cui vive, ma è anche un’eroina del presente che scava nelle profondità del suo animo e della sua mente.
Di seguito viene riportato il testo:
Sei anni dalla partenza di Ulisse
Caro diario,
sono ormai trascorsi sei anni da quando Ulisse è partito per la guerra di Troia. Sei anni che non ho notizie del mio caro marito. Cosa starà facendo? Sarà vivo o morto?
Dieci anni dalla partenza di Ulisse
Caro diario,
sono trascorsi altri quattro anni, mio figlio Telemaco è ormai diventato un ragazzino e, come me, sente la mancanza del padre. Mi chiede spesso di lui e io non so mai cosa rispondere. La verità è che mi pongo anche io le stesse domande…
Tredici anni dalla partenza di Ulisse
Caro diario,
Tredici anni…Tredici maledettissimi anni che mille dubbi e paure mi perseguitano. La mancanza di Ulisse sta creando molti problemi per la patria. Io non so come calmare i sudditi. Tutti pensano che sia morto ma io… io ho fiducia, so che è vivo. Il mio cuore lo sente, sente che presto tornerà. Non importa l’attesa, io lo aspetterò anche per sempre.
Quindici anni dalla partenza di Ulisse
Caro diario,
sono stanca… Sono trascorsi altri due anni. Itaca non è più la stessa: tutto sta andando in frantumi, anche il mio cuore. Cento proci vogliono prendere il posto di Ulisse, sposandomi, ma io non posso e non voglio. Chissà come sta il mio caro marito (sì, sono ancora sicura che sia vivo). Starà bene? Sarà ferito? Tutti questi pensieri mi frullano in mente ogni giorno. Vorrei solo addormentarmi e svegliarmi con il mio Ulisse accanto.
Diciotto anni dalla partenza di Ulisse
Caro diario,
ebbene sì, altri tre anni sono volati via e io non faccio altro che cucire e scucire il sudario per mio suocero. I proci sono stanchi di aspettare, ma a me non importa. Telemaco è diventato ormai un uomo, in tutto simile a suo padre, ed è proprio grazie a lui che continuo ad andare avanti e a non arrendermi, a nutrire ancora la speranza che qualcosa cambierà. Ultimamente ci litigo spesso perché anche lui non accetta l’idea di vedermi sposata con un uomo che non sia suo padre. Nonostante ciò, non posso farci nulla, mi sento così impotente…
Diciannove anni dalla partenza di Ulisse
Caro diario,
è quasi trascorso il diciannovesimo anno da quando Ulisse è andato via, mio figlio Telemaco si è messo in viaggio per cercare notizie del padre. Io invece ho accettato l’idea che forse Ulisse non tornerà più; quindi, sarò costretta a sposare uno dei proci. Ma ho avuto un’idea: non renderò nulla facile! Sposerò soltanto chi riuscirà a maneggiare l’arco di mio marito Ulisse. Non so come andrà questa gara, so solo che, nonostante i miei brutti pensieri, io continuerò a sperare che Ulisse torni e riabbracci me e Telemaco.