Priamo e Achille: la forza della pietà oltre la guerra
18 Ottobre 2024Nel cuore del poema epico “Iliade”, scritto da Omero nell’VIII secolo a. C., vi è un momento di straordinaria umanità: l’incontro tra Priamo e Achille, quando il re di Troia, con immenso dolore e coraggio, chiede il corpo del figlio Ettore.
Questa scena, tra le più commoventi della letteratura, mette in pausa il conflitto per rivelare emozioni universali come la pietà e il rispetto reciproco. Priamo, che ha visto suo figlio cadere sotto i colpi del più grande eroe greco, decide di attraversare le linee nemiche e umiliarsi davanti all’assassino di Ettore. È un gesto disperato, ma al tempo stesso coraggioso, che nasce dall’amore profondo per il figlio. L’anziano re, che ha perso tutto, si presenta ad Achille non come sovrano, ma come padre distrutto, implorando il corpo di Ettore affinché possa ricevere una degna sepoltura.
La sua supplica è toccante: invita Achille a ricordare suo padre Peleo, anziano e solo, evocando in lui il ricordo del legame che unisce tutti i padri ai propri figli. Questo richiamo colpisce nel profondo Achille, che fino a quel momento era stato divorato dalla furia per la morte di Patroclo, suo amico fraterno. Priamo riesce a far emergere in Achille una compassione che sembrava persa: il guerriero, toccato dalle parole del vecchio re, accetta di restituire il corpo di Ettore. In quel gesto si riconcilia non solo con Priamo, ma anche con la sua stessa umanità.
Il corpo di Ettore, trascinato e profanato per giorni da Achille, torna finalmente a essere sacro, simbolo di un rispetto che va oltre la guerra e l’odio. Questo incontro straordinario tra Priamo e Achille ci parla ancora oggi. In un mondo diviso da conflitti, ci ricorda che anche nei momenti di massimo odio è possibile trovare il perdono e la pietà. Omero ci mostra che la guerra non cancella del tutto i sentimenti umani, e che il legame tra padri e figli, tra oppressi e oppressori, può emergere anche nel mezzo della distruzione.
Il messaggio di questo episodio non riguarda solo l’antica Troia, ma tocca la nostra sensibilità contemporanea: nel dolore condiviso, nell’amore di un padre per un figlio e nella compassione reciproca, possiamo riscoprire la nostra comune umanità. Priamo e Achille, nemici giurati, trovano in quel momento una riconciliazione che va oltre la vendetta, insegnandoci che, anche nelle situazioni più disperate, esiste sempre la possibilità di ritrovare il rispetto per l’altro.
(Fonte foto: Rete Internet)