L’autonomia scolastica nel pensiero di Gaetano Salvemini.

29 Luglio 2021 0 Di Redazione

La figura, l’opera ed il pensiero di Gaetano Salvemini sono quanto mai complessi ed articolati: insigne studioso di storia medievale e moderna; docente di storia prima presso i Licei e poi presso l’Università; pubblicista; meridionalista appassionato ed intelligente innovatore della tematica; metodologo delle scienze storico-sociali; teorico della democrazia; antifascista; pedagogo e pedagogista.

Nonostante il fatto che il Professore di Molfetta abbia lasciato un segno indelebile in tutti questi campi, spesso il suo pensiero ed i suoi contributi scientifici sono stati taciuti o sottovalutati, in quanto considerati il frutto di uno studioso di formazione positivista prigioniero del mito scientitista[1]. In realtà, come hanno mostrato gli studi critici più recenti su Salvemini[2], il Pugliese pur essendosi formato nella temperie culturale del positivismo, ne supera la “metafisica” idolatria dei “fatti” per pervenire su posizioni fallibilistiche[3], che anticipano le moderne teorie epistemologiche di Karl Popper[4]. Sulla base degli studi critici più recenti, bisogna inserire anche la ri-scoperta e la ri-valutazione del pensiero pedagogico di Salvemini.

Le riflessioni pedagogiche di Salvemini, che devono essere comprese sullo sfondo dell’evoluzione del suo pensiero politico[5], sono incentrate sui concetti di libertà, cultura laica ed autonomia. Infatti, il tema centrale del pensiero educativo dello studioso pugliese è da individuare nell’opposizione alle tendenze autoritarie in ogni loro forma. “Per me – scriveva Salvemini – la società migliore si avvicinerebbe più che fosse possibile all’ideale di Cattaneo e di Kropotkin”[6].  Dalle sue posizioni politiche egli traeva le conseguenze in campo educativo, sostenendo che il fine dell’insegnamento è quello di condurre gli alunni all’autonomia del pensiero e della volontà. Per garantire la realizzazione di questo ideale educativo, bisognava criticare gli approcci culturali dogmatici e nozionistici, che risultavano essere funzionali alle società autoritarie e conformistiche, e rivalutare la funzione educativa delle idee generali. Infatti, tramite un insegnamento di tipo nozionistico, gli alunni

non hanno il tempo di fissare idee, né di riflettere, né di assimilare. Non acquistano né solidità di conoscenze né precisione di giudizio. Non imparano né ad osservare né ad analizzare, né ad estrarre, né ad associare né a definire. Non sospettano neanche che esistano idee generali, quelle idee senza cui non è possibile dare a sé regole riflesse e costanti di condotta [7].

All’insegnamento dogmatico e nozionistico Salvemini opponeva l’ideale della cultura laica intesa come formazione di un abito mentale antidogmatico, critico, autonomo e tollerante. La scuola, secondo Salvemini, doveva sviluppare le capacità degli alunni mettendoli in condizione di formarsi una propria coscienza critica:

La scuola laica deve educare gli alunni alla massima possibile indipendenza da ogni concetto non dimostrato. Essa deve sostituire gli alunni all’abito dogmatico, che sembra quasi connaturato col pensiero infantile e giovanile, e che rafforzato e rivolto in un determinato senso nella scuola confessionale è stato sempre fonte perniciosissima di intolleranza e di odi civili; a quell’abito dogmatico – dicevo – la scuola deve sostituire l’abito critico, e alla intolleranza settaria il rispetto di tutte le opinioni sinceramente professate. La scuola laica non deve imporre agli alunni credenze religiose, filosofiche e politiche in nome di autorità sottratte al sindacato della ragione. Ma deve mettere gli alunni in condizione di potere con piena libertà e consapevolezza formarsi da sé le proprie convinzioni politiche, filosofiche e religiose. E’ laica, insomma, la scuola in cui nulla si insegna che non sia il frutto di ricerca critica e razionale, in cui tutti gli studi sono condotti con metodo critico e razionale, in cui tutti gli atteggiamenti sono rivolti a educare e a rafforzare negli alunni le attitudini critiche e razionali [8].

All’autonomia culturale e morale degli alunni doveva corrispondere, sul piano dell’organizzazione scolastica, l’autonomia didattica ed amministrativa dei singoli istituti, da comprendersi sullo sfondo delle posizioni federaliste assunte da Salvemini in campo politico-istituzionale[9]. Infatti, nelle sue enunciazioni più avanzate in senso autonomista e federalista, Salvemini giunge a sostenere che

Affinché l’analfabetismo sia seriamente combattuto bisogna per gli orari, per i calendari, per i programmi, per i metodi di insegnamento, lasciare ai maestri la massima libertà di iniziativa, non solo secondo le diverse regioni, ma secondo i diversi comuni della medesima provincia, e spessissimo secondo le diverse sezioni dello stesso comune [10].

Inoltre, Salvemini esaltava le forme democratiche e di controllo dal basso della scuola, delineando un modello democratico-partecipativo, in cui l’autonomia non era una semplice operazione di decentramento amministrativo, che spesso cela i meccanismi di controllo esercitati dagli organi centrali, ma si configurava come il principio fondante del suo pensiero politico, metodologico ed educativo, sulla cui base il pugliese delineò l’ideale di una scuola libera e democratica per una società costituita da liberi individui autonomi sia sul piano critico-razionale sia sul piano etico-politico.          

Salvatore Lucchese


[1] Cfr. CROCE, Benedetto, Quaderni della critica, n. 13, marzo 1949.

[2] Ibidem.

[3] Cfr. AA. VV., Gaetano Salvemini metodologo delle scienze storico-sociali, Rubettino, Messina, 1996.

[4] Cfr. POPPER, Karl, Congetture e Confutazioni, Il Mulino, Bologna 1972.

[5] Cfr. BORGHI, Lamberto, Educazione e scuola in Gaetano Salvemini, in SESTAN Ernesto (a cura di), Atti del Convegno su Gaetano Salvemini. Firenze 8-10 Novembre 1975, Il Saggiatore, milano 1977, pp. 197-239; BERTIN, Giovanni Maria, L’idea di cultura educativa negli “Scritti sulla scuola” di Gaetano Salvemini e la sua attualità, in op. cit., pp. 240-270.

[6] SALVEMINI, Gaetano, Scuola e società, Scuola e Città, 1952, pp. 243-44.

[7] SALVEMINI, Gaetano, Scritti sulla scuola, Feltrinelli, Milano 1966, pp. 294-294.

[8] Ivi, p. 884-885.

[9] BIGIANTI, Ivo, Il federalismo di Salvemini, in CINGARI, Gaetano (a cura di), Salvemini tra politica e storia, Laterza, Roma-Bari 1986, pp. 198-247.

[10] Ivi, p. 194.