Diverso da chi?

25 Febbraio 2022 0 Di Redazione

Pubblichiamo l’articolo degli alunni del 5^ Liceo “Montessori” coordinati dalla Prof. Orlanda Ambrosino

Una delle tematiche più discusse attualmente, nella nostra società, riguarda l’accettazione dell’omosessualità: troppo spesso l’omosessualità viene etichettata come “diversità” con connotazione dispregiativa.

Nell’antica Grecia, l’omosessualità era considerata una tappa obbligata e fondamentale nella vita di ogni giovane prima di essere avviato all’eterosessualità. Era un’esperienza formativa e avveniva tra uomini di pari rango sociale, in quanto doveva contribuire anche alla crescita personale e culturale.

A Roma, poi, l’omosessualità era concepita come affermazione di virilità, una delle principali doti che il civis romanus doveva avere: fin dalla più tenera età, egli doveva imparare a non sottomettersi mai, a imporre su tutti la sua volontà, anche sessuale. L’espressione massima della virilità, per un romano, consisteva nel sottomettere gli uomini: troppo facile far soggiacere ai propri desideri le donne! A differenza dei greci, però, i cives romani praticavano l’omosessualità solo con gli schiavi e i liberti: era deprecabile che un cittadino romano assumesse il ruolo passivo in un rapporto sessuale, poiché ciò era in conflitto con l’ideologia virile e dominatrice presente in tutta la società romana.

Sia in Grecia che a Roma, fulcri degli studia humanitatis e patrie della civiltà, l’omosessualità era intesa come un’esperienza positiva e del tutto normale: perché, quindi, dovremmo condannarla oggi? Perché dovremmo considerare più giusto un orientamento sessuale rispetto a un altro?

Ciò che esula dalla nostra percezione di “normalità” ci spaventa e siamo portati a respingerlo il più delle volte, perdendo, invece, un’occasione di arricchimento e di crescita.

E c’è di più! La Costituzione italiana stabilisce l’uguaglianza formale dei cittadini dinanzi alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali…

Passato e presente sembrano imporre con sempre maggiore insistenza una domanda retorica: “Diverso da chi?”.