“La pioggia nel pineto”: due parodie esilaranti

2 Febbraio 2022 0 Di Rita Terracciano

Dall’aulico alla caricatura: due parodie de “La pioggia nel pineto”

“[…]
E piove soprattutto
sul tuo cappello distrutto
mutato in setaccio,
che ieri ho pagato
che adesso è uno straccio,
o Ermione
che scordi a casa l’ombrello
nei giorni di mezza stagione”.

Sembrerebbe essere la strofa di una parodia della celebre lirica di Gabriele D’Annunzio “La pioggia nel pineto”, inventata su due piedi per scanzonare una delle poesie più studiate a scuola, eppure tale scritto esiste e si tratta proprio di una contraffazione burlesca dell’opera che fa parte della raccolta “Alcyone”.

Stiamo parlando de “La pioggia sul cappello” (in “Poeti controluce”, 1922) di Luciano Fòlgore (pseudonimo di Omero Vecchi, 1888-1966). Qui il poeta futurista non fa altro che rovesciare l’opera dannunziana: al posto delle auliche immagini dell’originale, troviamo un lessico basso, volutamente irrisorio, che trasforma la favolosa avventura del poeta e della sua donna Ermione in un tragicomico avvenimento quotidiano. La pioggia, infatti, diventa qui una vera sciagura per una povera fanciulla che, avendo dimenticato l’ombrello a casa, costringe sé stessa e l’accompagnatore ad un precipitoso rifugio «d’androne in androne». Alla fine, il poeta se la prende con l’amata, che a causa del maltempo, ma anche della sua distrazione, ha rovinato il costoso cappello che lui le ha donato.

Anche il premio Nobel Eugenio Montale (1896-1981) dissacra il poeta Vate e scrive “Piove”, inclusa nella raccolta Satura (1971). Anche qui la derisione è ottenuta rovesciando il sublime modello dannunziano in un elenco di dati e situazioni banali: al posto delle diverse fasi della trasformazione panica, troviamo una serie di luoghi comuni della modernità, messi alla berlina con sarcasmo, come si evince da queste strofe:

” […]
Piove non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.

Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte”.