I lecchini nella comicità di Totò e Peppino De Filippo

13 Novembre 2023 Off Di Rita Terracciano

Quei “lecchini” di Guardalavecchia e Colabona: l’arte del servilismo rappresentata da Totò e Peppino

Il termine “lecchino” si riferisce ad una persona spesso vista come subdola ed opportunista, pronta a sacrificare la propria dignità per ottenere vantaggi personali.
Nei contesti cinematografici e teatrali, il personaggio del “lecchino” è spesso rappresentato come una figura comica, interpretata da attori che esagerano tali comportamenti per scopi umoristici.

Possiamo fare l’esempio di Antonio Guardalavecchia, un personaggio molto astuto, interpretato da Totò nel film “Chi si ferma è perduto” del 1960 che dichiara guerra aperta al suo collega Peppino Colabona (Peppino De Filippo), spesso vittima delle situazioni complesse create da Antonio.
I due, ragionieri presso la ditta Pasquetti (“trasporti perfetti”), danno vita ad una serie rocambolesca di eventi e di equivoci a seguito della morte improvvisa del loro capufficio dott. Santoro, il tutto per arruffianarsi l’ispettore generale, Matteo Rossi (Aroldo Tieri), che sceglierà chi dei due avrà la promozione.

Guardalavecchia si dichiara capace di «arruffianarsi con Chicche-e-Sia» e, ostinato come solo i veri lecchini sanno fare, afferma: «Non mi fermo né al primo, né al secondo, né al terzo ostacolo, perché… come dice quell’antico detto: “Chi si ferma è perduto!”».
E vogliamo parlarne di quando i due fanno la corte alla sorella nubile del titolare? Guardalavecchia si trasforma in un attempato Romeo che cerca di sedurre Giulietta Pasquetti.
I risultati sono disastrosi e, invece della promozione, i ragionieri subiscono un trasferimento in Sardegna (foto), capovolgendo anche il classico finale che, di solito, vede il “lecchino” raggiungere il suo scopo.
(Fonte foto: screenshot della pellicola)